Biografia di Carlo Verdone
Bullo col medaglione al collo, precisino e pedante marito e padre di famiglia, “bello di mamma” ingenuo e complessato, figlio dei fiori in tunica bianca, ma anche tanto altro, a cominciare dagli innumerevoli volti del “coatto” romano (cui nel 1999 ha dedicato perfino un libro dal titolo “Fatti coatti”), cambiati nel tempo insieme alla storia del costume italiano e interpretati in una carriera lunghissima iniziata alla fine degli anni Settanta. Ma Carlo Verdone non è solo questo. Dal fregolismo degli esordi, attraverso un lungo percorso, ha raggiunto maturità di interprete e regista regalando al pubblico una galleria indimenticabile di ritratti dell’italiano medio con tutti i suoi vizi, le sue ingenuità, i suoi “peccatucci”, i suoi perenni e, forse, inguaribili vizi.
Nato a Roma il 17 novembre 1950, Carlo Verdone è figlio di Mario, storico del cinema, docente universitario e dirigente del Centro Sperimentale di Cinematografia. Giovanissimo, inizia a realizzare cortometraggi con videocamere amatoriali. Nel 1974 si diploma in regia al Centro Sperimentale di Cinematografia con un saggio dal titolo “Anjuta” ispirato a una novella di Cechov. Durante l’università muove i suoi primi passi come attore con il “Gruppo Teatro Arte” diretto dal fratello Luca, dimostrando grandi capacità istrioniche recitando in diversi ruoli contemporaneamente. Dopo tanti piccoli lavori, la svolta arriva con lo spettacolo “Tali e quali” che va in scena al Teatro Alberichino di Roma e nel quale interpreta ben 12 personaggi. Alcuni di questi li rivedremo nella trasmissione televisiva di successo “Non stop” andata in onda nel 1979. Il salto nel cinema arriva nello stesso anno grazie al grande Sergio Leone che produce il suo primo film Un sacco bello. La pellicola ottiene grande successo e segna l’inizio di una lunga carriera. Subito dopo firma Bianco, rosso e Verdone (1981) dove, come nel suo primo film, segue ancora le vicende parallele di diversi personaggi. Con Borotalco (1982), Acqua e sapone (1983) e Troppo forte (1986) continua a mostrare la sua eccezionale capacità camaleontica dando vita a una galleria di tipi memorabili caratterizzati dall’inconfondibile gergo romano. Negli anni seguenti è diretto anche da altri registi come Castellano e Pipolo, Enrico Oldoini e il fratello Luca, ma dagli anni Novanta è quasi esclusivamente attore di film da lui stesso scritti e diretti tranne qualche eccezione: Zora la vampira (2000) esordio dei Manetti bros, di cui è produttore e in cui si ritaglia anche un ruolo, e i diversi capitoli di Manuale d’amore diretti da Giovanni Veronesi. A partire da Io e mia sorella (1988), Compagni di scuola (1988), Al lupo al lupo (1992), Maledetto il giorno che t’ho incontrato (1992) aggiunge toni malinconici e sfumature amare alle sue commedie. Con Viaggi di nozze (1995) sembra ritornare al fregolismo degli esordi interpretando diversi personaggi contemporaneamente. Torna al personaggio unico con Gallo cedrone (1998) e C’era un cinese in coma (2000) ma raggiunge esiti più maturi con Ma che colpa abbiamo noi (2003) e L’amore è eterno finché dura (2004). Compie ancora un salto nel passato con Grande grosso e Verdone (2008) in cui torna ai diversi personaggi-macchietta prima di continuare a mescolare comicità con venature amare in Io, loro e Lara (2010) e Posti in piedi in paradiso (2012).
Da personaggio poliedrico qual è, si è cimentato più volte con la scrittura. Nel 2012 è uscito il suo libro-autobiografia “La casa sopra i portici”, un racconto a tratti tenero, a tratti esilarante, sospeso tra malinconia e ironia, come i suoi film. Nel 2013 abbandona momentaneamante i toni comici e il ruolo da regista per farsi dirigere, insieme a Toni Servillo, da Paolo Sorrentino ne La grande bellezza, film presentato a Cannes e candidato agli Oscar 2014 nella sezione Miglior film straniero.
Nel 2014 torna al cinema in una delle commedie da lui interpretate e dirette, Sotto una buona stella, con Paola Cortellesi.